Con la puntualità di uno svizzero sciancato a cui hanno rubato una ruota della carrozzina, arriviamo a recensire l’imbottigliamento ufficiale del Milano Whisky Festival 2022 giusto con 4 mesi di ritardo. Quel gran pezzo d’uomo del Gerva ce ne aveva consegnata una preziosa boccettina a fine novembre, noi l’abbiamo tracannata quasi subito ma poi le inesplicabili ragioni delle bozze dimenticate ci hanno fatto posticipare la pubblicazione. Ad ogni modo, non tardiamo ulteriormente: i ragazzi del MWF hanno già imbottigliato in passato un paio di barili di Kilchoman (questo e quest’altro), ma il #862/2013 è il primo per il quale la distilleria ha acconsentito a personalizzare l’etichetta. Si tratta di un 8 anni invecchiato in botti ex bourbon Buffalo Trace che ha passato gli ultimi 19 mesi in barili STR. Il colore è ambrato e l’etichetta di cui sopra porta le silhouette di Andrea e Giuseppe. Da collezione.

N: complice l’atmosfera natalizia, la prima nota che ci sovviene è un caminetto acceso. Sulla fiamma che danza, qualcuno ha messo a bruciacchiare dei marshmallows. Le note sono un mix di dolcezza e braci, zucchero di canna, cannella e resina bruciata. Ecco, la parte balsamica è l’altro attore in commedia: in quel caminetto ardono legno di pino e pigne. D’altronde le botti STR spesso danno sensazioni così forti di legno, caramello e spezie. E infatti qui ci sono anche spezie marocchine e ambra, con anche un’arancia fresca, quasi mentolata. Vibrante e bello teso, tutte le note sono nitide e decise.
P: più che pieno, diremmo ripieno. Sul serio, è un sorso che farcisce la bocca di caramello, miele di castagno, ma anche paprika e pepe nero. Il lato agrumato è preponderante, con arancia candita e succo di pompelmo rosa. Una suggestione ci rapisce e non ci rilascia a meno che qualcuno non rilasci un riscatto: il sughetto dell’anatra all’arancia. Lo diciamo perché racchiude la nota un po’ sticky della laccatura, la dolcezza del frutto caramellizzato e una nota grassamente affumicata, che viene dal distillato. Cenere e mou. Un palato obeso e felice di esserlo.
F: aghi di pino bruciati, caramello e quei barili in cui gli ambulanti fanno le caldarroste. Lungo assai.
La dimostrazione che si può essere armonici anche suonando pentole e coperchi a 110 decibel. Torba e barile iperattivo spesso danno come risultato whisky sgraziati, magari robusti e intensi ma a scapito dell’equilibrio. Qui invece tutto raggiunge una struttura impeccabile nonostante la potenza di fuoco. Dolce più del solito, torbato e spesso più del solito, è un Kilchoman particolare, quasi gastronomico, sicuramente invernale e sicuramente in grado di dare enormi soddisfazioni. Quanto ci è piaciuto… 88/100.
Sottofondo musicale consigliato: The Heavy – Love like that