Per una volta, una sola volta nella nostra inutile vita – cioè, tutte le vite sono inutili, ma le nostre se possibile raggiungono livelli di inutilità tipo mocassini per Pistorius – vogliamo essere sul pezzo. Anzi, quasi fra i primi. E dunque iniziamo le recensioni delle Diageo Special Releases 2022 quando è ancora in corso il 2022! Sembra incredibile eh? Di solito le recensiamo quando i master distiller che le hanno create sono già in pensione…
Ad ogni modo, non ci prendiamo nessun merito. Se siamo puntuali è solo perché Ansalone non solo è stato omaggiato da Diageo con una fantastica confezione con i campioni di tutte le Releases, ma si è anche preso la briga di dividerli e mandarcene alcuni centilitri per posta. Un gesto di un eroismo raro, pari solo al coraggio che abbiamo noi nell’avere a che fare con lui e la sua propensione al turpiloquio fallocentrico.
Per cui, ci siamo trovati in videoconferenza con lui e le abbiamo assaggiate tutte. Iniziamo oggi con il Clynelish, un 12 anni che ha subito una “maturazione secondaria in botti ex PX ed ex Oloroso“: in parole povere, invecchia in ex Bourbon e fa un finish in botti sherry seasoned. L’animale guida è una lince con gli occhi laser e il colore è oro.
N: la signorina Rottermeier in un bicchiere: c’è grande severità nella prima snasata. Cassetto di legno chiuso, una boule di frutta secca lasciata lì a Natale, noccioli di amarene. Una legnosità asciutta, con accenni di stecchetta di vaniglia. Qui e là balenano i tratti distintivi di Clynelish, mineralità, guizzi di grafite, un tocco di cera… Però è tutto molto impressionista, tocchi di colore a prima vista un po’ slegati fra loro. L’alcol e il distillato sono evidenti, la frutta non va oltre un bitter al limone, acidino. Col tempo emerge dello zucchero di canna bruciato, miele di erica e una sensazione di cerino acceso. In alcuni momenti sembra quasi Highland Park. Polvere.
P: si apre su una mandorla amara totale, in cui si moltiplica la potenza delle spezie (pepe, noce moscata, liquirizia in legnetto). Di nuovo il nocciolo di ciliegia. Cresce la dimensione del cereale, soprattutto fermentato: birra di castagne e orzo nel mash. Qualche goccia d’acqua lo migliora, fa apparire un bel cioccolato – sia al latte sia fondente con la ciliegia, come nei boeri – e del pan di spezie. Anche prugna rossa. In generale, la diluizione aggiunge profondità e piacevolezza.
F: lungo, speziato, boero con cacao in polvere amaro.
Tantissime suggestioni, ma non tutte ben integrate. Anzi, c’è un discreto disordine sensoriale a dire il vero, a cui un alcol non sempre educato aggiunge il carico. Il dna della distilleria è tutto sul vedo-e-non-vedo, l’anima minerale e cerosa fa capolino qui e là. Al contrario, rimane molto presente il finish in barili ex sherry refill, con quella loro dimensione cioccolatosa e legnosa di frutta secca. Un dram difficile, non sempre amichevole, interessante più a livello intellettuale che al palato. Diciamo 84/100 con un po’ di delusione.
Sottofondo musicale consigliato: The Pack AD – Yes I know
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