Sarà capitato anche a voi, come dice la canzone, di incrociare dei whisky sulla vostra strada. Ok, non nel senso che uscite di casa e sul marciapiede trovate un Glencairn e poi arrivate dal panettiere e lo reincontrate… No, magari vedete una bottiglia da un amico che vi incuriosisce, poi mesi dopo leggete una recensione, e alla fine vi capita di assaggiarlo. Ecco, più o meno con questo Glenrothes ci è successo così. Prima Zuc lo ha assaggiato al volo senza recensirlo in un hotel a Rothes, e dove sennò? Poi abbiamo letto una entusiastica rece del nostro amico Dema sull’Internet. E infine, non sappiamo bene come, il sample si è manifestato nel nostro armadietto. Prodigio e portento, presto ammazziamo il vitello grasso per festeggiare l’apparizione di questa espressione: un NAS della “Soleo collection” invecchiato in barili ex sherry di primo riempimento. Il colore è un bel rame.

N: si apre come certi film horror, con una scena da far tremare i polsi. Subito c’è una zaffata metallica e rugginosa, come di catenacci male oliati, e si sente odore di inferno, diavoli, Malebolge, dannati e zolfo. Insomma, un tranquillo primo naso da Glenrothes. Da qui però è tutta discesa, nel senso che pian piano la coltre sulfurea si dissolve ed emergono cose interessanti. Copertoni e vinile, prima di tutto. Poi pastelli e colori a tempera. Sono note particolarissime, ma ben integrate in un tessuto di arancia, chiodi di garofano, uvetta bruciacchiata… Qualcosa di funghi secchi, a ricordare come se ce ne fosse bisogno che è uno sherry monster scuro. Distillato di prugna e sul finale una virata balsamica: balsamo tigre.
P: proprio come un thriller, è teso e intenso. Il primo sorso sembra subito asciutto, ma meno di altri Glenrothes. La parte sulfurea e sporca è totalmente assente ora e lascia spazio a un sorso pastoso, con note di crema di marroni e cioccolatini cuneesi. Molto avvolgente nonostante l’astringenza, l’effetto è curioso. Buccia d’arancia rossa, marmellata di ciliegie rappresa, liquirizia (ad essere precisi le Elah caramello e liquirizia). In generale, un Oloroso tendente alla frutta secca e a qualcosa di cioccolato più che al tannino. Dolcetti di mandorla.
F: legno umido, carruba, fondo di caffè della moka. Molto lungo e speziato, con un tocco di vino e rancio.
Nella Nazionale del 2006 dei nostri whisky preferiti, Glenrothes è come Perrotta: sta lì, non è che si fa odiare, però se non gioca va bene lo stesso. Non ci ha mai fatti innamorare, per cui quando ne incontriamo uno spesso tiriamo dritto e preferiamo recensire altro. Stavolta però siamo contenti di esserci fermati su questo. Molto particolare, senza compromessi soprattutto all’olfatto, ma insospettabilmente soddisfacente e buono. Non bisogna dimenticare che è un NAS, quindi ragionevolmente non è granché vecchio. Eppure è espressivo, vivace e spigoloso ma senza essere mai contundente. 87/100, bravi tutti.
Sottofondo musicale consigliato: David Bowie – The heart’s filthy lesson