Dopo una meritata pausa (come se recensire whisky fosse una fatica…) torniamo a scrivere pensieri spettinati sui whiskey americani assaggiati durante il master di Whisky Club Italia. Ne abbiamo già collezionati un po’, oggi però vogliamo fare una di quelle nostre doppiette che ci hanno resi celebri nel mondo. Va beh, in Italia. Ok, all’Harp Pub di piazza Leonardo. Lì sì, siamo famosi. Comunque, uniamo due whiskey degli anni ’70 e ’80, uno dalla Pennsylvania e uno dal Canada. Roba che non avremmo mai assaggiato senza Claudio Riva che si è inventato questa chicca di corso.

Old Overholt straight rye whiskey ‘Soffiantino import’ (anni ’80, OB, 43%)
Il marchio è antichissimo, risale a inizio Ottocento. La bottiglia anche è piuttosto datata, importata da Soffiantino (Genova), nella decade del ‘Drive In’ e dei Duran Duran. L’età è dibattuta, su certe schede di aste online si parla di 4 anni, altri sussurrano 8-10 anni. C: rame. N: si parte forte con l’old bottle effect, setoso, con un tocco di rancio come i vecchi cognac. Questo aplomb ingentilisce le classiche note del rye, che a dire il vero qui non è per nulla speziato come quelli di oggi. Molto ricco e cremoso, invece. C’è una nota trasversale un po’ profumata che ricorda certi detergenti per pavimenti. Saranno violette? Saranno quelle cose tipo “fiori di Provenza”? C’è di sicuro un’arancia nella sua essenza, tra le Pastiglie Leone e i ghiaccioli all’arancia. Polvere di talco. P: ingresso molto levigato, il tempo ha tolto gradi. Purtroppo la nota profumata del naso si tramuta in un dominio di fiori vari. Al di là di questa coltre c’è la bancarella dei dolciumi del luna park: mele candite, marshmallows, le gommose all’uva, ogni tipo di caramella. Del rye si sente un piccolo pizzicorino sulla lingua, ma anche qui siamo ad anni luce dalle staffilate piccanti dei rye moderni. Arachidi tostate e altra arancia. F: succo di arancia concentrato industriale che si prolunga, con cannella e peperoncino verde in polvere.
Ci piace l’aria demodè, ci piace che non spinga sul legno come un forsennato e ci piace la frutta elevata a idea artificiale. Ci piace meno il calo alcolico e soprattutto il fantasma di Ajax ‘Giardino in fiori’ detergente. Il giudizio è ostico: una media dice 83/100.

McGuinness Old Canada (anni ’70, OB, 40%)
Altro bell’enigma, importato in Italia da Silver (Firenze). Un blended che si dice essere invecchiato 8 anni e che probabilmente contiene anche mais e malto. Insomma, si sa poco al netto che la McGuinness ha una miriade di prodotti discutibili sul suo sito e che la bottiglia è così retro che sarebbe sembrata vecchia anche negli anni ’70. Dell’Ottocento. C: ambra chiara. N: qui la velatura anticata è meno marcata. Sembra immediatamente più delicato, elegante, tutto giocato su note di lavorazioni di pasticceria: pan di spagna imbevuto di alchermes, acqua di fiori d’arancio, mandorle glassate, caramello finissimo e miele. Però non pensate a un naso fastidiosamente appiccicaticcio e sciropposo, rimane comunque a suo modo fresco: succo di frutta tropicale. P: sembra proprio di bere una torta liquida fatta per lo più di quei liquori da pasticceria. Tanta dolcezza e caramello, ma anche cacao amaro spolverato. E anche caffè. Bel contrasto. Corrado parla di caffè d’orzo e ci sblocca un ricordo che avevamo seppellito nella nostra memoria di infanzia. F: c’è un minimo di speziatura sul finale, elegante e piacevole, ancora arancia (Angostura) e soprattutto il rum dei babà, ma meno dolciastro.
Diamo un 84/100 perché il profilo davvero inedito ci ha incuriosito. Anche qui non parliamo di palato esplosivo, ma di sicuro c’è un passo in avanti rispetto alla complessità, con quelle belle note di caffè e cacao che avviluppano la bocca. Ah, e il finale è senza dubbio più lungo.
Sottofondo musicale consigliato: Lynyrd Skynyrd – Simple man.
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