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‘One and Only’ Buckwheat (2017, Catskill, 42,5%)

Come categorizzare questa recensione? Tecnicamente non è un whisky, dato che il grano saraceno, sempre tecnicamente parlando, non è un cereale: e il whisky – o whiskey che dir si voglia – per esser tale abbisogna di gran copia di cereale, pure i bambinetti lo sanno. La miscela è 80% buckwheat, 20% grano, e il tizio che se l’è inventato dev’essere un gran simpaticone, innanzitutto perché il suo nome di battesimo è Monte – il cognome non è Bianco, purtroppo, né Di Venere, ma Sachs. Studiando veterinaria, negli anni ’80 il buon Monte si trovò a trascorrere un periodo di ricerca (vale a dire: di sbronze e sesso occasionale) in Italia, a Pisa, e lì scoprì le gioie della distillazione grazie alla passione per la grappa e alla lezione del signor Bernardini. Dopo essere rientrato in America, Monte si dedica anima e corpo alla cura delle patologie equine, ma non per questo dimentica la distillazione: nel 2008 abbandona il cavallo e apre la Catskill Farm Distillery, lasciando un vuoto mai colmato nella comunità di purosangue locali. Assaggiamo, va’, che è meglio, ricordando che matura per due anni in barili di quercia americana.

N: molto particolare, molto americano, molto curioso. Andando con ordine, partiamo dal lato più zuccherino: abbiamo melassa e zucchero in ogni forma (liquido, glassato), poi caramello; un po’ di banana matura schiacciata. C’è poi un qualcosa che ricorda un Rye, ma più delicato: dunque un accenno di sedano, qualcosa di profondamente verduroso (il bianco delle coste). Mais. Poi un che di erbaceo e di profondamente mentolato.

P: se dovessimo racchiuderlo in una sola immagine, diremmo: tè nero al limone e menta. Il palato è molto intenso e ricco, con un corpo ben sostenuto; ha il grande pregio, rispetto ad un classico bourbon, di non essere troppo dolce, anzi, appare complessivamente ‘secco’ e con una bella acidità agrumata, quasi da scotch – e al contempo ha pure quel sentore da cereale verde e zuccherino, vivo, un po’ buttato lì, tipico dei distillati d’oltreoceano. Pare molto speziato, per lo più diremmo chiodi di garofano.

F: lungo, persistente, piuttosto burroso.

Bevendolo, ci è venuta voglia di un bel cocktail: secondo noi, con questo Buckwheat ci fai un Old Fashioned da paura. Ora, detto ciò e stabilito che non si tratta certo di un mostro di complessità, ci pare per lo meno una bella variazione sul tema del ‘classico’ whiskey americano: in sostanza, è speziato e particolare, con un profilo assolutamente unico. Ripetiamo, in qualche modo è come se fosse un Rye alleggerito. 85/100.

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