Sabato scorso abbiamo avuto il piacere di tornare a Puni, la prima distilleria italiana di whisky: ne abbiamo già parlato in passato, ma ci piace ribadire il nostro pieno supporto ad un progetto molto ambizioso, curato nei minimi dettagli (dalla splendida architettura dell’edificio agli alambicchi Forsyths di Rothes alla cura nel marketing). Peraltro, anticipiamo una grande novità: come sapete, Puni ha usato negli anni scorsi una miscela di cereali (orzo maltato, segale altoatesina e grano), ma da questo gennaio sta distillando solo orzo maltato; quindi, con un po’ di pazienza, avremo anche il primo single malt whisky italiano! Lo scorso autunno il distillato di Puni ha compiuto tre anni, e dunque può ufficialmente fregiarsi del titolo di whisky. I primi imbottigliamenti sono stati Nova ed Alba, entrambi a grado pieno per il batch #1: il secondo è una miscela di botti ex-Marsala, a unire idealmente Alto Adige e Sicilia, finite poi in botti ex-Islay (noi avevamo assaggiato un single cask ex-Ardbeg, ma in distilleria assicurano di essersi riforniti da diverse distillerie ‘torbate’, e si tratta di botti che avevano contenuto whisky tra i 7 e i 20 anni), mentre quello che assaggiamo oggi è un mix di botti ex-bourbon first fill, finito in botti di rovere vergini. Bando alle ciance, via con l’assaggio.
N: a 54%, abbastanza accogliente: rivela un profilo schietto e con una bella acidità, che da subito ci richiama l’accoppiata ‘pera e limone’: freschi, ma anche in centrifuga. Poi c’è enfasi – ovvia – sul distillato, con note ampie di cereali zuccherini, di lieviti: insomma, sa proprio di distilleria al lavoro. Yogurt (alla banana), pasta di mandorle ed una vaniglia molto delicata. Delicata perché – intendiamoci – siamo di fronte a un naso per nulla ruffiano, orgoglioso delle sue nudità.
P: …e anche al palato non concede nulla al cliché del bourbon cask più ‘cremosone’ e facile; anzi, si presenta austero e raffinato, di una pulizia davvero esemplare; salgono ancora i cereali, con note di pane (cotto a legna), anche leggermente amaricanti, di quel lieve amaro del cereale. Non c’è infatti una dolcezza bourbonosa troppo marcata, ma quel senso di dolceamaro della frutta secca (buccia di mandorla). Ancora la pera (yogurt alla), limone, e un senso di frutta candita.
F: medio-lungo, pulito e cerealoso, con un inatteso ritorno di vaniglia cremosa ed ancora pane, mandorla e frutta secca.
Temevamo un whisky fin troppo rinforzato di vaniglia dolciona, viste le botti ex-bourbon a primo riempimento e quelle di legno vergine, e invece Puni ha avuto il coraggio di rimanere focalizzata sulla miscela di cereali e sulla pulizia del distillato, mantenendo così le promesse dei primi imbottigliamenti che ancora, tecnicamente, non erano whisky; il risultato è garbato ed elegante ma per niente banale, e in tutta onestà ci è capitato di assaggiare coetanei scozzesi non altrettanto convincenti. Quindi, ci piace premiare questo imbottigliamento con un 84/100. Questo primo batch, in edizione limitata, è piuttosto costoso, coerentemente con le linee del mercato di adesso e con le ambizioni dei proprietari; il #2, con grado ridotto a 43% è decisamente più avvicinabile, e dopo averlo apprezzato in distilleria, lo recensiremo qui nelle prossime settimane.
Sottofondo musicale consigliato: Tessa Rose Jackson – The Pretender.
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2 thoughts on “Puni ‘Nova’ (2015, batch #1, OB, 54%)”
[…] botti); di certo, tra i due membri del core range ci sentiremmo di consigliare l’acquisto del Nova, ma in fondo chi siamo noi per dare suggerimenti non […]
[…] Puni ‘Nova’ (2015, batch #1, OB, 54%) – 84/100 […]