
Frequentiamo di rado gli Stati Uniti, e senz’altro sbagliamo: soprattutto negli ultimi anni, infatti, la produzione del nostro amato distillato nelle terre d’oltreoceano ha avuto un vero boom, quantitativo (soprattutto grazie al fenomeno delle microdistillerie) e qualitativo (soprattutto grazie al fenomeno delle microdistillerie, ehm…). Oggi non assaggiamo un prodotto d’oggidì, ma facciamo un tuffo all’indietro e diamo le nostre tasting notes di un Wild Turkey Kentucky Straight Bourbon Whiskey (cosa voglia dire lo lasciamo spiegare a Davide, che è più bravo) degli anni ’90, prodotto a Lawrenceburg, Kentucky. L’azienda definisce il suo prodotto “super-premium”, e noi, seppur con qualche dubbio, ci crediamo, anche se la percezione del brand è stata per anni quella di un whiskey da degrado sociale (non lo diciamo noi, lo dice wikipedia: “its prior reputatione for being an inexpensive, highly-alcoholic product had the bourbon showing up in popular culture often, usually to suggest a rough, macho persona; a person who has fallen on hard times; or even a person with “white trash” traits”); abbiamo aperto la bottiglia mercoledì, alla degustazione tenuta all’Harp Pub – a proposito, grazie a tutti i partecipanti, speriamo vi siate divertiti!
N: in generale, è apertissimo e per nulla alcolico. Quel che spicca rispetto ai nostri amati scotch è una ‘dolcezza’ molto marcata. Siamo nel regno della banana, molto matura e molto intensa; toffee super-dolce; stecchette di vaniglia e legno fresco; noce di Pecan, per chi la frequenta. Biscotti al miele. Semplice semplice, diretto, in perfetto stile Stati Uniti del Sud.
P: dolce, ma non così tanto come ci saremmo aspettati dal naso. Fa addirittura capolino un che di ‘grafite’, di matita (l’avrete pur masticata una matita, o no?), che con note proprio di legno (e perfino un velino di rabarbaro ed eucalipto) vanno a controbilanciare quei sapori brutalmente zuccherati di miele e di toffee, di banana e di sciroppo d’acero.
F: insistente, più che persistente. La botta di dolcezza evapora in fretta lasciando spazio a fette biscottate e frutta secca (ancora noce di Pecan).
Dobbiamo ammettere che, a dispetto dei pregiudizi nostri e di Wikipedia, non è male; certo è semplice (ma d’altro canto è un bourbon entry-level), ma lascia intravedere guizzi di qualità. Chiaro che mais e segale, abbinati a botti rigorosamente vergini e charred, portano ad una complessità ben diversa da quella cui siamo abituati: ma il 78/100 che si porta a casa non è affatto malvagio, via.
Sottofondo musicale consigliato: ZZ Top – Gimme all your lovin’.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Ae829mFAGGE?rel=0]
One thought on “Wild Turkey (anni ’90, OB, 43,4%)”
[…] Wild Turkey (anni ’90, OB, 43,4%) – 78/100 […]