
Venerdì abbiamo assaggiato un Inchgower contemporaneo e indipendente davvero notevole; oggi, come promesso, saliamo sulla macchina del tempo guidata da Angelo Corbetta e ci ritroviamo a metà degli anni ’80, quando Beppe Bergomi non sapeva chi fosse Caressa e aveva ancora i baffi e i capelli afro. La bottiglia, sorella di quella che apriremo mercoledì sera alla degustazione dell’Harp Pub Guinness, è da 75 cl ed è appunto dei primi anni ’80. Si tratta di uno dei pochissimi imbottigliamenti ufficiali della distilleria, il cui whisky è quasi esclusivamente usato (e già era così allora) per dare sostanza al celebre blended Bell’s. Il colore è ambrato carico.
N: apertissimo e senza un filo d’alcol; mostra una discreta complessità a base sherry, presumibilmente; e con una patina cerosa molto ‘old school’, che va dalla candela appena spenta (c’è infatti un bel filo di fumo) all’umido di vecchi libri polverosi, biblioteca… Poi, fondo di caffè zuccherato; oleoso, ha note dolci di frutta secca (noci soprattutto, anche nocciola), forse perfino di carruba. Cioccolato ai frutti rossi; un cenno di uvetta. Fichi secchi. Note di caramello (ha punte leggermente bruciacchiate). Un naso grave ma non greve, certo non fresco ma davvero incantevole.
P: forse la bottiglia che stiamo assaggiando ha perso un pochino di gradazione, ma se questo è quello che è ‘rimasto’… Chapeau. Va in onda la replica di tutti quei lati ‘patinosi’ di cui sopra, e quindi: un po’ di cera, anche se meno che al naso, poi un senso vagamente amarino, tra carruba, caffè zuccherato, cioccolato e frutta secca. Poi ancora caramello, ancora un senso di tostato (pane tostato, proprio), prugne secche, in genere, frutta secca. Generose grattate di pepe. Dimentichiamo una cosa: un bel malto, biscottoso, bello spigoloso e di personalità.
F: lungo e intenso, ancora giocato tra lo sherry, il caramello e il malto…
Non c’è che dire: un malto eccellente. Come ripetiamo spesso, le bottiglie di whisky degli anni ’70 e ’80, che sempre meno si trovano in giro, hanno un fascino davvero particolare: si sentono un aroma e un sapore di malto che oggi solo di rado possiamo riconoscere (ah, la standardizzazione…), e in più, sarà l’effetto (controverso…) della maturazione in bottiglia, hanno questa patina umida, leggermente minerale e cerosa, che a noi fa semplicemente impazzire. Lodevole poi il fatto che alcune note di questo Inchgower tornino anche nel nipotino assaggiato la scorsa settimana: a dimostrazione di come queste distillerie con un malto ‘forte’, generalmente destinato a marcare i blended, abbiamo tanto da dire, anche e soprattutto come single malt. Bando alle ciance: 90/100, e ci vediamo mercoledì.
Sottofondo musicale consigliato: Heart – Crazy on you.
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3 thoughts on “Inchgower 12 yo (anni ’80, OB, 43%)”
[…] che non gli siano mai saltati i cinque minuti e non abbia impreziosito la ricetta del panino con questo o con ques’t altro […]
[…] usato un Inchgower 12 anni, un whisky ottimo, piuttosto complesso, che conosciamo bene; abbiamo aggiunto prima due, poi tre […]
[…] Inchgower 12 yo (anni ’80, OB, 43%) – 90/100 […]