Il J&B lo beviamo, gli M&Ms li sgranocchiamo, nei B&B ci dormiamo. E&K invece non sapevamo cosa fosse fino a qualche edizione fa del Milano Whisky Festival. Poteva stare per Etere&Ketamina, oppure Emmenthal&Ketchup. Invece sta per Elgin&Kincardine, ed è un blended malt dedicato a Victor Alexander Bruce, conte di Elgin e Kincardine e vicerè indiano, imbottigliato da Adelphi nel 2017. Il sample è rimasto dimenticato nel nostro archivio come nei migliori romanzi gialli, anche perché la composizione ci attirava il giusto: un blended malt che unisce Glenrothes, Ardmore e Amrut, due scozzesi e un indiano. Insomma, è un condensato dell’Impero Britannico del XIX secolo. Dopo tanta attesa, siamo riusciti a trovare il tempo di assaggiarlo. Invecchiato 5 anni, imbottigliato a grado pieno, il colore è dorato.

N: ah, quell’inconfondibile odore di aziendina brianzola di truciolato. Un naso da carpentiere, con legno tagliato, resina, metallo e caramello bruciato. Che non si trova all’Ikea, vero, ma con questo tripudio di note materiche ci sta bene. La nota agrumata è frizzante e polverosa, diremmo Citrosodina (per digerire il metallo e il truciolato). Ci sono poi altre due parti: una è quella più cicciotta, grassa, come di padella unta riscaldata; l’altra è quella dolce, fatta di marzapane, pan brioche e vaniglia. Non un olfatto particolarmente coeso e sicuramente poco elegante, ma divertente.
P: un camion di liquirizia pura scaricato in bocca. Raramente abbiamo avuto una sensazione così totalizzante e chiara. Mentre ancora non ci capacitiamo di come possa esserci una liquirizia così, ci accorgiamo che l’alcol è ben integrato, il che non era per niente scontato dato il naso un po’ cafone. Di nuovo legnosetto, in realtà al palato migliora: pastoso, di buon corpo, è tosto e tostato. Ricorda le fette di pan Bauletto dimenticate nel tostapane e le patate al cartoccio fatte alla brace. La torba è in crescita, sempre accompagnata da vaniglia, caramello e pepe. Un cicinin di frutta cotta. Come Spinaceto per Nanni Moretti: pensavamo peggio…
F: lunghetto, cioccolato e olio affumicato nella padella.
Una curiosa operazione di blending su basi ingegneristiche. Bisogna scindere due aspetti: da una parte, tecnicamente, il whisky non è fatto male, ogni distilleria apporta qualcosa (la torba di Ardmore, il lato sporchino di Glenrothes, la potenza del barile di Amrut); dall’altra, filosoficamente, è un pasticcetto bello di legni e distillati uniti da un filo molto molto labile. Non complesso, ma piacevole. Non autentico, ma godibile: 84/100. Se vi venissero le vogliette, lo trovate qui.
Sottofondo musicale consigliato: Calcutta – Cosa mi manchi a fare