Qualche mese fa ci siamo imbattuti in una bottiglia di Laphroaig 10 Cask Strength, di quelle a 55,7% con la scritta “Original Cask Strength” inclusa in una striscia rossa sotto all’indicazione dell’età. Questa versione è stata in commercio per un paio d’anni tra 2005 e 2007, intermedia tra le edizioni con fascettina verde e quelle in batch – le ultime cose davvero convincenti messe in commercio dalla storica distilleria di Islay, ma questa è un’altra storia. Ne avevamo bevuta una bottiglia più tarda, del 2007, qualche anno fa: ora assaggiamo questa che è del 2005, trovata aperta (da non sappiamo quanto) in un bar di NoLo e prontamente razziata.
N: alcol, dove sei? Aperto e subito molto fresco, balsamico e mentolato. Quella tipica nota, normalmente respingente visto il contesto in cui suole comparire ma qui deliziosa, di “pasta del dentista”. Ma poi, pian piano, si scoperchiano la frutta, anche intensamente tropicale (mango soprattutto, ma forse pure ananasso) e l’agrume (cedro senza dubbio, come se fosse una scienza). Torba tutto sommato poca: marinità media, non esasperata come nei più moderni Laphroaig.
P: una premessa pare necessaria: certamente ha perso qualche grado, perché davvero l’alcol è pochissimo, e se guadagna in facilità di beva tende a risentire di un calo di intensità. Però intendiamoci: il profilo c’è tutto, tra un’alga bruciata molto sapida e tanta, tantissima frutta (mela, tra cotognata e chips di mele, qualche ricordo di Tropici). Molto compatto, quasi impossibile da sezionare, con un muro di dolcezza che dona spessore e un fumo acre seducente.
F: tanta liquirizia, e tanta frutta tropicale dolce. Fruit Joy al cedro? Il pudore ci impedisce di dirlo.
Buono, molto buono, la dimostrazione di come Laphroaig sapesse (sappia tuttora, forse?) sfornare imbottigliamenti che possiamo solo definire come “da panico”, con una grandissima complessità: frutta tropicale, torba medicinale, marinità, liquirizia… Ma per l’esemplare specifico da noi degustato, non possiamo non notare come abbia davvero perso grado. Non è slegato, è invecchiato bene guadagnando in eleganza e facilità di bevuta: 88/100, una maggiore intensità al palato l’avrebbe probabilmente fatto schizzare oltre i 90. Ma cosa sono i numeri, in fondo, di fronte alla piacevolezza dell’esperienza?
Sottofondo musicale consigliato: Ne Obliviscaris – And Plague Flowers the Kaleidoscope.
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