Dodici sono gli apostoli, i mesi, i segni zodiacali, i semitoni di un’ottava, i principi fondamentali della Costituzione, le tribù di Israele, le stelle sulla bandiera dell’Europa, le ali di Lucifero… E dodici sono anche gli anni di invecchiamento di parecchi single malt ufficiali. Nella nostra riscoperta della semplicità, chiudiamo la settimana che celebra questo numero con un imbottigliamento curioso che abbiamo trovato in casa di Ansalone a Monaco, fra pentacoli rovesciati, rifiuti nucleari e aggeggi atti alle pratiche BSDM. A parte gli scherzi, c’erano svariate bottiglie aperte e Davide ci ha fornito un po’ di samples, tra cui appunto questo Glenlivet della serie “Original stories”. Invecchiato in botti first fill sia bourbon sia sherry, ha una bella gradazione di 48% e siamo curiosi di assaggiarlo. Il colore è dorato.

N: bello ciccio, un naso di una pienezza sorprendente, ricco come Creso. Tutto gira intorno all’idea platonica di prodotto da forno marmellatoso: confettura di pesche e albicocche, brioche alla ciliegia (tantissima!), crostata alle prugne. C’è una bellissima commistione di burro, malto e frutta processata che dà soddisfazione. Da qui si sviluppano linee aromatiche secondarie, piuttosto incentrate sullo sherry: spezie, legno profumato (sandalo), le botti di Oloroso in cantina, la scorza di arancia… Anche caramello e fichi neri. Con due gocce d’acqua si fa più balsamico e il caramello più fragrante. Buono!
P: mantiene le aspettative di pienezza, solo lo sherry sembra subito più evidente. L’ingresso è caldo e oleoso, un bel malto con un toffee alla vaniglia, cremoso. Da qui in poi, però, dilaga il legno, un po’ a sorpresa. Spezie, miele d’arancia e arancia amara, con noccioli di ciliegia e nocciole tostate. Frutta tropicale disidratata, arachidi e un tocco di polline. In generale, è come se improvvisamente si schiacciasse l’interruttore dell’asciugatura e tutto si facesse più secco.
F: piccante, té infuso e un severo mix di pepe, legno e amarognolo.
Diciamo che per due terzi è un whisky ottimo per il suo settore: le botti di primo riempimento e la gradazione importante fanno sì che sia il naso, sia il corpo siano pieni e sostenuti. Uno Speysider moderno, muscolare, ben costruito. Un punticino lo perde però quando la piccantezza e il legno prendono un po’ il sopravvento, ovvio rovescio della medaglia dei barili first fill. Non ne intacca il giudizio largamente positivo, ma ci fa fermare a 84/100. Comunque un bel bere.
Sottofondo musicale consigliato: Bugo – Casalingo