Torniamo con grande piacere a frequentare la categoria dei blended malt, che ultimamente sembra andare di gran moda, visto il moltiplicarsi di imbottigliamenti. Un tempo chiamati anche “vatted”, indicano una miscela di whisky provenienti da almeno due distillerie ma che siano distillati a partire da solo malto d’orzo, a differenza dei classici blended whisky che contengono anche whisky ottenuto da altri cereali. Tra gli alfieri della categoria, troviamo sicuramente Douglas Laing, storica famiglia scozzese di blender e di imbottigliamenti indie, che ha declinato questa (in)sana passione per il blended malt su base territoriale, creando la serie “Remarkable Regional Malts“. Visitando la pagina ufficiale di presentazione dei whisky ispirati a 6 zone di produzione, ci si imbatte anche in un motto che più ispirazionale non si può, capace di far stappare da sola anche la bottiglia più timida: “Se un single malt è un violino solista, un blended malt è l’orchestra al completo”. Beh, dopo questa piccola perla il nostro Rock Island, marchio che raggruppa i blend ottenuti con soli malti isolani, è già soavemente scivolato nel bicchiere.
N: un po’ sporchino come impatto, con qualcosa che ricorda nitidamente del formaggio affumicato… C’è una componente minerale piuttosto evidente: talco, grafite. Poi note erbacee, ci vengono in mente salvia e lime. Pera williams acerba. C’è un che di mojito, con zucchero liquido, menta… Fresco e dolce. Zucchero a velo. Ah, non si dimentichi: torba anziana, un bel fumino vegetale insistente e molto nudo.
P: educato, lime, tanta vaniglia, limone, crema pasticciera, non diresti che ha 21 anni. Sorbetto al limone. Più convenzionale rispetto al naso, potresti dire che è un Caol Ila. Molto gesso. Erbe aromatiche bruciate, timo, salvia. Cioccolato bianco!, l’eta non si sente quasi.
F: macchia mediterranea arsa, dolcezza di glassa di minne di Sant’Agata, limonata zuccherata.
Questo Rock Island, prodotto in 4200 bottiglie e che oggi si trova a circa 90 euro, è molto saporito e non dimostra la sua veneranda età. Tutte le informazioni della frase precedente sono delle qualità indiscutibili, secondo noi, vi sfidiamo a darci torto… A parte la voglia di far rissa verbale in questo altrimenti placido venerdì, diciamo che le erbe aromatiche sono il fil rouge, dal naso al finale; la torbatura è ben presente anche se mai volgare nè aggressiva. Tutta l’esperienza gustativa è uno scambio serrato fra dolcezza zuccherina agrumata e torba erbacea, in un groviglio di suggestioni che non sarà come l’intera orchestra della Scala all’opera, ma è pur sempre un’egregia esecuzione da 87/100.
Sottofondo musicale consiglato: Talking Heads – This Must Be The Place