Il banchetto di Giorgio D’Ambrosio, al Milano Whisky Festival, è come lo specchio di Alice: uno è stanco del logorio della vita moderna, fa un salto da Giorgio ed entra nel Paese delle Meraviglie del passato. Dove fra uno Stregatto e un Cappellaio Matto spuntano cose come questa bottiglia, che per il 99% dei visitatori, Orbi compresi, è misteriosa come la scrittura dei Sumeri. Glen Cawdor fu una distilleria di Nairn, sulla costa a poche miglia di Inverness. Però fu demolita nel 1930, il che aumenta la suspence. In realtà Samaroli scelse questo nome per un single malt proveniente dall’altra sponda della Scozia. Chi dice Caol Ila, chi Springbank, di certo talora c’erano imbottigliati whisky dello Speyside… Insomma, nessuno (di noi, almeno) lo sa. Si sa che fu distillato nel 1968, invecchiato 16 anni e prodotto in 360 bottiglie. Stop.
N: annusarlo è come ritrovarsi circondati da gente in cilindro e monocolo, ti fa sentire in un’altra epoca. La paraffina tutto ricopre in uno strato ceroso e aromatico. C’è del grasso, anche se mai sgradevole, e una nota come di ottone e metallo unto davvero singolare. Poi è come se si spalancasse un forziere e ne uscissero cascate di frutta gialla: banana, ananas maturo, mele e soprattutto limone candito. Un naso retrò.
P: il grado basso (e forse il tempo) lo rendono bevibilissimo, al limite dell’inoffensivo. Un broccato morbido di frutta tropicale, arazzi di crema e cioccolato bianco, tappeti di caffelatte zuccherato e noce moscata. Ancora ananas, in un palato voluttuoso che all’energia preferisce una somma, consapevole placidità.
F: finisce dopo poco, in una cremosità vanigliata dove compare un’eco di legno.
Ha l’opulenza pigra di certe stanze reali, in grado di cullarti tra stucchi e sofà. Peccato che il tempo e il basso grado lo rendano meno guizzante dal palato in poi. Curiosamente ha poco di costiero, sicuramente di isolano. A ben vedere, però, un quid degli Springbank d’antan, soprattutto nelle note grasse del naso, potrebbe esserci. Gloriose vestigia di un passato eroico, che siate custodite nell’Olimpo dei malti: 89/100
Sottonfondo musicale consigliato: Robin Trower – Bridge of Sighs.
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