
Oggi ci siamo svegliati grunge, che oltre a essere la musica della Seattle eroinomane degli anni ’90 è anche il termine per lo sporco disgustoso che si forma negli scarichi. Il che è la cosa più lontana dalla bellezza neoclassica dei whisky imbottigliati da Andrea Ferrari, che con la sua Hidden Spirits, fondata nel 2013, si sta distinguendo per selezioni raffinatissime e spettacolari. Dalla sua masterclass durante l’ultimo Milano Whisky Festival, il sempre sia lodato Corrado ha portato a casa (va beh, ha portato in studio, che è come una casa per un notaio no?) tre samples degli imbottigliamenti realizzati per la serie Collective ‘The Seekers’. Il quarto invece lo ha salvato Jacopo, in un gioco di squadra incredibile, un Tiki Taka di rara armonia.

Caol Ila 21 yo ‘Piazza d’Italia – Collective The Seekers’ (1999/2021, Hidden spirits, 62%)
Sessanta bottiglie di un Caol Ila non torbato invecchiato in barili ex Bourbon first fill. C: oro. N: dammi tre parole: paraffina, polvere da sparo e tropicale. Che non sono tre parole, ma tre sensazioni elegantissime fuse insieme. Mango, ananas, grafite. Splendido. Come se qualcuno avesse sparato con un moschetto su una spiaggia caraibica. Fuori di metafora, riesce a coniugare le note dolci del barile (cioccolato bianco, marzapane, nougat) con i guizzi isolani, come un crescente senso di aria di mare e croccantezza erbacea. P: dritto come un fuso, prende la frutta del naso e la impreziosisce con una mineralità evidente. In generale, cresce quel senso di torba-non-torba che solo i Caol Ila unpeated sanno regalare. Qualcosa che non è fumo, non è cenere, ma “altro”. E che si adagia su un letto di pandoro, albicocca secca e prugna. C’è anche un tocco di carta e cera, come nei whisky di Islay degli anni Ottanta. Spettacolo puro, anche perché l’alcol sembra essere sparito. F: grasso di Patanegra, sale, pepe, nocciole e frutta essiccata.
Uno di noi fatica a ritrovare la parola sotto la barba, perché è ancora in estasi mistica. Ma anche gli altri apprezzano un whisky di eleganza superlativa, in cui tutto – ma proprio tutto – è al suo posto, e tutto – ma proprio tutto – concorre a creare un profilo equilibratissimo, seducente e incredibilmente raffinato per la gradazione mostruosa. Signori, capolavoro: 91/100.

Ben Nevis 22 yo ‘Sforzinda – Collective The Seekers‘ (1998/2020, Hidden spirits, 55,8%)
Altre sessanta bottiglie, stavolta di un Ben Nevis sherried. C: rame. N: zolfo. E con questa siamo pronti per tornare al liceo a studiare chimica sulla tavola periodica degli elementi. Scherzi a parte, il primo naso è estremo e amorevolmente lurido, come solo certi BN in sherry sanno essere: cuoio, asfalto, stivale sudato, foglie umide e prugne marce. Un discreto tripudio di note freak, ma è proprio così che si presenta: una festa odorosa di umidità autunnale. Chiude il naso una certa dose di spezie culinarie, paprika affumicata e molto curry. E cioccolato fondente. Intenso, non esattamente delicato. P: rimaniamo sul cioccolato, in sue varie manifestazioni, come i boeri. C’è anche qui una dimensione sulfurea, ma più accettabile, che prende la via dell’umami. Zucchetti ci dice “Vegemite”, cioè quella crema spalmabile australiana a base di estratto di lievito. Roba da gourmand. Palato scuro e sapido, con salsa di soia, ancora pelle conciata e castagna. E finalmente ecco la vinosità dello sherry, con i suoi tannini. F: cioccolato con frutti rossi, Porto, sigaro e zolfo, immancabile come all’inferno.
Dannatamente divertente, per restare in tema infernale. Un Ben Nevis feroce e senza compromessi, in cui sia il barile sia il distillato giocano la stessa partita, fatta di note “sporche”. Che per carità, ci sta anche, però anche Pasquale Bruno al terzo calcio negli stinchi finiva espulso. Ecco, questo non è da cartellino rosso – ha a suo modo una sua piacevolezza, soprattutto in bocca -, ma un’ammonizione se la merita: 86/100.

Bowmore 19 yo ‘Varco Argento – Collective The Seekers‘ (2001/2020, Hidden spirits, 54,6%)
Eccoci con un Bowmore invecchiato in ex Bourbon casks. C: oro antico. N: se la frutta fosse valuta sonante, sarebbe l’Elon Musk dei whisky. C’è una ricchezza e varietà di note impressionante. Proviamo a fare un elenco stucchevole e ammirato: susine, ananas maturo, il mitologico kiwi gold, passion fruit. Poi cedro e caramelle limone e zenzero. Da qui si innalza una decadente voluta di aromi floreali e dolcezza, forse miele millefiori. Questo è l’edificio, che è sorretto però da fondamenta minerali solidissime. Torba, scogli e un fumo aromatico tipo narghilè alla mela verde o incenso a messa. Abbiamo le idee confuse sulle funzioni religiose. Con il tempo esplode un profumo di pandoro (iodato) da svenimento. P: molto coerente con il naso, con sfumature agrumate in aumento, fra cedro e pompelmo, perfino lime. Anche ananas, ancora. Il pandoro diventa pastafrolla, sempre con quella burrosità che solo in “Ultimo tango a Parigi”. Tutto è fuso insieme, malto, frutta, caramelle torbate, alghe, torba marina, gesso. F: quasi bruciatino, oleoso, liquirizia e poca dolcezza.
Rispetto al Caol Ila, è più nobile e meno muscolare. Il naso è quello che ha reso Bowmore un simbolo dell’eleganza isolana, con quel mix mai stucchevole di frutta matura e fiori che si fonde con una marinità discreta. Stessa cosa il palato, davvero setoso. Epperò insomma, il Caol Ila ci aveva così ammaliato che ci sentiamo di premiarlo, dunque il Bowmore si ferma a un eccellente 90/100.

Highland Park 20 yo ‘Soglia – Collective The Seekers‘ (2000/2020, Hidden spirits, 52,5%)
Si chiude il poker con un HP invecchiato in Bourbon barrels. C: paglierino carico. N: anche qui la frutta è esplosiva, ma se per Bowmore era più prevedibile, qui è sorprendente. Ananas, pesca e kiwi gold, accostato a dolcetti di marzapane e soprattutto cassata. Da qui parte il sentiero olfattivo che porta sulle Orcadi, con lana bagnata e una torbina minerale da cui partono saette fresche di canfora e Golia bianca. Il tutto screziato dalla dolcezza di cui sopra, però più sulle note della crema pasticcera. Un naso incantevole. P: le Orcadi traslocano alle Seychelles, tropicalismo senza limiti! Ananas, banana e cocco, davvero vividi. Frizzante come una cedrata Tassoni, ma con guizzi salini, minerali. E poi eccola, la torba isolana, pura come materia prima. Sembra di avere il chicco d’orzo torbato in bocca, con una puntina di propoli. F: lungo, fruttato (banana), oleoso e sapido.
Rileggendoci, ammettiamo la nostra incapacità di rendere meglio la magnificenza di questo whisky. La cui grandezza sta tutta in una frutta minerale sensazionale per esuberanza. Dopo vent’anni, non c’è una sola ruga, tutto è ancora perfetto: il cereale, la torba, la frutta, la mineralità. E tutto si cuce insieme in un whisky fresco senza essere fresco, pulito senza essere pulito e buonissimo senza essere… No, buonissimo e basta: 92/100. Piccola postilla: continuiamo a pensare che gli HP diano il loro meglio autentico in bourbon.
Sottofondo musicale consigliato (e obbligato dal titolo della rece): Nirvana – Smell like teen spirit
3 thoughts on “Smell like Hidden spirits”
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[…] Highland Park 20 yo ‘Soglia – Collective The Seekers‘ (2000/2020, Hidden spirits, 52,5%) – 92/100 […]
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